Il confronto tra pane bianco e pane integrale
Per comprendere il limite e l’inganno delle valutazioni caloriche, bisogna considerare che queste operazioni non sono selettive nei confronti dei singoli componenti di un alimento. Ad esempio, 100 grammi di pane bianco producono circa 265 kcal, con 2,7 grammi di fibra, 9 grammi di proteine e 3,2 grammi di grassi, poiché la farina “00” utilizzata è povera di fibre e proteine. D’altra parte, 100 grammi di pane integrale generano 247 kcal, ma contengono 7 grammi di fibra alimentare, 13 grammi di proteine e 3,4 grammi di grassi.
Le proprietà della farina bianca e integrale
La farina bianca tipo “00” contiene poche fonti di energia vitale, al punto che nemmeno i parassiti della farina possono crescervi. Se mettiamo nel calorimetro un pane integrale o multicereale, il conteggio delle calorie è relativamente minore. Tuttavia, la farina integrale, grazie alle fibre, viene assorbita gradualmente dall’intestino, diversamente dalla farina bianca che, essendo povera di fibre, provoca un’impennata glicemica, con conseguente rilascio di insulina per ridurre il carico glicemico.
Impatto sul corpo e sazietà
Il pane integrale e il pane multicereale hanno un impatto molto diverso sul nostro organismo, sia nel senso di sazietà che offrono, sia per i benefici a lungo termine sulla salute. Il pane bianco, composto principalmente da amidi, risulta dolce in bocca perché la saliva, ricca di ptialina, trasforma l’amido in glucosio. Il bolo alimentare passa rapidamente dallo stomaco all’intestino, per poi arrivare nel sistema extracellulare attraverso il sangue, dove l’insulina trasporta il glucosio nelle cellule.
Il ciclo della fame
L’assorbimento del glucosio e il ripristino della glicemia di base si completano in circa due ore. Il picco insulinico riduce la glicemia, innescando la fame attraverso l’ormone grelina prodotto dallo stomaco, stimolando l’appetito. Se non soddisfiamo questa necessità, sperimentiamo fame, nervosismo e ansia, portandoci a cercare cibo.
Effetti sulle abitudini alimentari dei bambini
Questo fenomeno è comune nei bambini che consumano merendine dolci e confezionate per colazione, senza un adeguato apporto di fibre. Durante la ricreazione, spesso considerata il momento più bello della giornata scolastica, i bambini cercano nuovamente dolci ricchi di calorie ma poveri di fibre, avviando il circolo vizioso del metabolismo descritto: assunzione di glucosio, iperglicemia, iperinsulinemia, ipoglicemia reattiva. Il povero pancreas del bambino è costretto, fin dalla tenera età, a gestire ricorrenti carichi di zuccheri raffinati ad alto indice glicemico, influenzando il comportamento fisico (irrequietezza), psichico (sbalzi d’umore) e spirituale (perdita del significato della nutrizione come armonia tra mondo materiale e spirituale).
Le conseguenze di un modello alimentare errato
In una visione più profonda, il bambino, distratto da questi bisogni, non viene educato a comprendere il cibo come sostegno per la realizzazione della propria vita. Diventa una vittima di un modello educativo in cui i genitori, per amore, credono di rendere felici i loro figli con zuccheri, ignorando le conseguenze tossicologiche e patologiche a breve (bambino irrequieto), medio (tendenza al sovrappeso) e lungo termine (sviluppo della sindrome metabolica, madre di tutte le malattie croniche degenerative).
Calorie e nutrizione
Dobbiamo capire che le calorie non esistono solo come carburante, ma sono veicolate da molecole nutrienti in un processo complesso. La visione biochimica, seppur riduzionistica, ci insegna che il corpo ha bisogno di energia chimica, rappresentata dall’ATP (Adenosintrifosfato), la nostra fonte di energia per il metabolismo cellulare. Il corpo non può utilizzare il calore come tale per il lavoro muscolare, cerebrale o nervoso, poiché si surriscalderebbe. Non dobbiamo confondere il calore metabolico (prodotto per mantenere la temperatura corporea e le attività metaboliche) con le calorie bruciate nel calorimetro, uno strumento esterno al corpo umano