Una mente distratta è una mente infelice

Succede quando cadiamo, ci ritroviamo riversi sul pavimento del cuore e, nel tentativo di tornare a riveder le stelle.

Succede quando cadiamo, ci ritroviamo riversi sul pavimento del cuore e, nel tentativo di tornare a riveder le stelle, ci interroghiamo su di lei: Miss Felicità. Guardiamo indietro a quando tutto andava come volevamo, e a questi giorni di nebbia dominati dal continuo tonfo delle aspettative disattese; dov’è finita la nostra Miss?.

Siamo in balia di quel che accade sul pianeta o c’è qualcosa che possiamo fare all’interno di noi stessi?

In occidente le neuroscienze sostengono che la felicità dipenda dagli ormoni (serotonina in primis) collegati ai recettori che si trovano sulla superficie del cervello, mentre per la filosofia orientale la si consegue quando si esce dal meccanismo del desiderio e ci si immerge consapevolmente nell’esperienza del momento presente.

Visto da est o visto da ovest, il nostro sorriso sembra una questione legata al cervello/mente e, a tal proposito, uno studio dell’Università di Harvard dal titolo “Una mente distratta è una mente infelice” afferma che 2500 anni fa il Buddha, sotto l’antico fico, sia riuscito a liberarsi dai mali dell’esistenza, focalizzandosi sulla realtà per quello che è, cioè il “qui e ora”.

La conferma di questa teoria è davanti ai nostri occhi: se il nostro star bene fosse dipeso da quella casa tanto sognata nella quale oggi abitiamo, o da quel partner che vive con noi, perché non siamo ancora al settimo cielo

Che cosa c’è in un mucchio di mattoni e cemento che può darti la felicità? Niente – dice Papaji – La felicità arriva quando sei finalmente libero da idee, pensieri e desideri. Se conosci questo segreto sarai sempre libero, in qualunque circostanza”.

Che beffa! La causa della felicità sarebbe quindi l’assenza di desiderio cioè di pensiero, che esperiamo quando realizziamo un sogno e, non avendone ancora espresso un altro, ci ritroviamo profondamente immersi nel momento presente?

Non sarebbe più facile imparare a liberarci dai desideri, cioè dai pensieri, evitando tutto il giro?

In occidente siamo cresciuti alla scuola del correre, fare e brigare, non di certo dello stare e del meditare; nessuno ci ha mai introdotto alla conoscenza della nostra mente suggerendoci, ad esempio, di meditare osservando il flusso dei pensieri o ascoltando il ritmo del respiro, anche se sono oltre 3000 gli studi scientifici che attestano i numerosi benefici legati alla meditazione, oggi utilizzata persino negli ospedali per curare diverse patologie.

Il punto, comunque vogliamo arrivarci, è uno: fermarci nel “qui e ora”. Come?

Portando il focus sulla sensazione fisica ed emotiva che stiamo provando adesso, mentre camminiamo in un bosco o siamo alla cassa del supermercato. Così facendo usciamo dal fare e torniamo all’essere perché, mentre ci adoperavamo per connetterci H24 con il mondo intero, ci siamo sconnessi da noi stessi diventando schiavi della mente e del suo continuo stregarci con bisogni e desideri che, mossi dalle paure, hanno alimentato molteplici illusioni di felicità.

Se ne abbiamo abbastanza delle nostre derive mentali, sconnettiamoci una buona volta dalle fonti del malessere, dai pensieri sul passato o sul futuro, e riconnettiamoci con la meraviglia che siamo, perché solo così scopriremo che l’unico momento per essere felici, è adesso.

Iscriviti alla newsletter

Entra nella Community La Grande Via