È sera, una famiglia è riunita attorno al tavolo per la cena, nessuno parla a parte il televisore che trasmette il telegiornale. Quando i bambini cercano di dire qualcosa, vengono subito zittiti da un imperioso «Ssstt, che non sento!» e il mio ricordo corre ai giorni trascorsi in un monastero benedettino, dove i pasti si consumavano in silenzio, un diverso silenzio:
durante il pranzo un monaco leggeva alcune pagine di un libro che avrebbe portato nutrimento allo spirito, mentre a cena era la musica classica ad allietare la consumazione delle vivande.
E noi? Ci siamo mai chiesti, oltre alla bocca, cosa ‘mangiamo’ con orecchie, occhi, naso e pelle?
Se la cena diventa l’occasione per scaricare le tensioni della giornata, il nervosismo inzupperà il nostro cibo, se è la televisione a parlare, saranno le notizie imbevute di paura e di violenza ad alimentarci, se il pranzo è di lavoro, inghiottiremo vitamine o ansia da prestazione condita con salsa alla fretta?
Quanto importante sarebbe consumare almeno un pasto al giorno in silenzio o con un piacevole accompagnamento musicale (UDITO) di sottofondo, prestando attenzione solo a quel momento?
Propongo l’esperienza del pasto consapevole. Seduti in silenzio (niente TV, PC o cellulare) davanti al nostro piatto preparato e impiattato con amore, accendiamo una candela, sorridiamo e ringraziamo la vita per il dono che stiamo per scartare.
Respirando lentamente, osserviamo (VISTA) la pietanza, ad esempio un broccolo romanesco, e sfioriamo (TATTO) la moltitudine di cavoletti, simili a conchiglie, posizionati con precisione assoluta a forma di spirale, in un moto circolare che si avvicina al centro e che dal centro si allontana.
La spirale è una forma geometrica, ricca di significato, fra le più diffuse in natura che ritroviamo, solo per fare qualche esempio, nelle galassie, nel moto dei cicloni, nei fiori così come nel nostro DNA.
Ammiriamo il prodigioso vortice che affonda la sua origine nella notte dei tempi e poi aggiungiamo alla nostra esperienza il profumo (OLFATTO) che il broccolo emana, il piacere dal sapore (GUSTO) che grazie alle papille linguali percepiamo e, infine, godiamoci l’appagarsi dell’appetito che si placa man mano assaporiamo con calma il nostro capolavoro d’architettura naturale.
Il pasto consapevole sulle prime non è facile; la nostra mente, poco abituata al silenzio e alla presenza, cerca di evadere con distrazioni di vario genere, ma noi possiamo, con gentilezza, rassicurarla e riportarla a quel momento sacro in cui abbiamo deciso di prenderci amorevolmente cura di ogni nostro senso.
Siamo diventati più selettivi nei confronti della qualità del cibo che acquistiamo, senza parimenti occuparci degli altri ‘ingredienti’ che ingeriamo.
Se ne siamo consapevoli, possiamo riportare attenzione a tutti i nostri nutrienti e quel tempo che ci dedicheremo non sarà sprecato, ma regalato. Anzi, magnifico!
Articolo pubblicato sul Giornale di Brescia.