Succede ogni anno, in città come in campagna, ad una ad una le foglie si staccano e danzano leggere prima di appoggiarsi al suolo e travestirsi da fiori invernali, offrendoci un tappeto multicolore dal profumo inconfondibile. A volte nemmeno ci facciamo caso, altre le osserviamo distratti vedendo le solite foglie gialle, rosse e marroni che in autunno cadono.
Guardo le fronde quasi spoglie dei pioppi e mi chiedo se le poche foglie ostinatamente aggrappate ai rami, non siano lì per farci vedere qualcosa, ad esempio le nostre vecchie ferite, quelle che abbiamo ancora addosso ma che, imitando gli alberi, potremmo lasciar andare.
In campagna ci penserebbe poi Madre Terra ad accoglierle, trasformando ogni fardello che saremo riusciti a sganciare, in fertile humus, in città sarebbero gli operatori ecologici a spazzarle e noi potremmo celebrare, osservando i mucchi di tristezze andare al macero, una fine che contiene già un nuovo inizio.
Nei prossimi giorni gli alberi a foglie caduche si spoglieranno del tutto, sarà una sorta di ultimatum e, se riusciremo a fare come loro, il nostro cuore batterà più leggero giacché quel peso fatto di sconfitte, rancori, delusioni, tradimenti, grandi ‘no’ urlati con furore, non sarà più lì a tormentarci nel profondo, rendendoci gravoso il procedere.
Mi commuove la pazienza della natura che, anche quando ci vede distratti, non si stanca di fornirci ogni giorno le istruzioni per vivere e mi chiedo: c’è un modo per recuperare l’istintivo contatto con la terra che avevano i nostri antenati e che noi abbiamo perso?
La parola ‘educazione’ (dal latino ex-ducere) significa ‘tirare fuori,’ e allora perché non dedicare a scuola un’ora a settimana al tirare fuori informazioni da quanto ci circonda?
Già immagino la prima osservazione: «Maestra, perdo i capelli» E la maestra rispondere: «Guarda fuori! Com’è l’albero del cortile?».
«Perde le foglie».
«Esatto! In autunno gli alberi perdono le foglie e noi i capelli; guarda anche gli animali come i conigli, i lupi, gli orsi… il loro manto ‘muta’ e il loro corpo si ricopre di un pelo più folto per proteggerli dal freddo – direbbe la maestra aggiungendo – e cos’altro, secondo te, potremmo lasciar andare oltre ai capelli?»
Anche se nessun insegnante ci ha mai indicato il nesso tra quanto succede dentro e fuori di noi, la natura ce lo mostra da sempre e lo sta facendo anche adesso lasciandoci liberi di fare di testa nostra o di accogliere l’aiuto nel quale siamo immersi.
La domanda è: siamo pronti a recepire la lezione di questa stagione? Se così sarà, spogliati dai carichi del passato, procederemo più leggeri verso l’inverno, tempo di riposo, per prepararci alla rinascita primaverile che ci vedrà rivestirci di nuove gemme che diventeranno nuovi fiori e nuovi frutti.
Ma quanta bellezza c’è nell’autunno che ci ama in ogni foglia che, insieme alle nostre malinconie, dolcemente si stacca e volteggia fino a terra?
Pubblicato sul Giornale di Brescia