Difendere i bambini dalla pubblicità
Una Direttiva del Parlamento europeo aggiornata nel 2018 incoraggia gli stati membri a «promuovere regole e codici di condotta per ridurre l’esposizione dei bambini a comunicazioni commerciali audiovisive (la pubblicità) concernenti cibi e bevande ricche di zucchero, sale, e grassi saturi o idrogenati» (le margarine dure), cibi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sconsiglia, specialmente ai bambini.
L’anno successivo ricercatori del Centro di ricerca di ISPRA hanno esaminato 2691 prodotti confezionati in vendita in 20 paesi europei. Si trattava di cereali per la colazione, yogurt, prodotti lavorati a base di carni o di pesce e piatti pronti. Le bevande zuccherate non sono state prese in considerazione in quanto tutte sconsigliate dall’OMS. Il risultato è stato che il 68% dei prodotti esaminati è stato giudicato da non pubblicizzare per i minori: l’80% dei cereali per colazione (soprattutto per l’esagerata quantità di zucchero e la mancanza di fibre), il 76% degli yogurt (soprattutto per l’eccesso di zucchero e grassi saturi), il 65% delle carni lavorate e il 64% dei piatti pronti (soprattutto per l’eccesso di sale e grassi saturi), e il 31% dei prodotti di pesce (per l’eccesso di sale).
Considerato che il consumo annuo di yogurt, carni lavorate e pasti pronti in Europa è dell’ordine di 5 milioni di tonnellate ciascuno (circa 10 kg a testa), si tratta di un’enormità spaventosa di sale, grassi e zuccheri.
I grassi utilizzati nei cibi industriali sono nocivi
Da molti anni l’industria alimentare ha scoperto che con un’attenta combinazione di grassi, zucchero e sale si può rendere un prodotto irresistibile anche se di pessima qualità.
Poiché i grassi vegetali (insaturi) sono meno affidabili perché irrancidiscono più facilmente nella lunga conservazione, l’industria utilizza prevalentemente grassi saturi, più nocivi per le arterie, ma il burro è troppo costoso per cui ripiega su prodotti ancora più nocivi, come i grassi vegetali idrogenati e l’olio di palma raffinato, che costa meno ma costa di più al pianeta perché enormi estensioni di foreste tropicali vengono distrutte per far spazio alle piantagioni di palme da olio.
Numerosi studi hanno concordemente constatato che il consumo di alimenti lavorati dall’industria alimentare è una causa importante di obesità e di ipertensione. Sono studi condotti su adulti, ma è probabile che valgano anche per i bambini.
Le cause dell’obesità infantile
L’obesità infantile è drammaticamente in aumento e costituisce un grave problema di salute pubblica perché bambini obesi significa, con grande probabilità, adulti obesi, diabetici, cardiopatici, e infelici.
Le principali cause dell’obesità infantile sono l’eccesso di proteine (in Italia i bambini mangiano più del doppio delle proteine di cui hanno bisogno) e l’eccesso di zuccheri raffinati e bevande zuccherate.
Abbiamo già ricordato in altri articoli che i cardiologi americani raccomandano di non far neanche assaggiare lo zucchero ai bambini nei primi due anni di vita, per non renderli dipendenti.
In bambini e adolescenti lo zucchero, in particolare il fruttosio, causa adiposità addominale, pressione alta, glicemia e trigliceridi alti, colesterolo ‘buono’ (HDL) basso, resistenza insulinica, infiammazione, asma.
Proteine e crescita
Un apporto adeguato di proteine è essenziale per la crescita, ma un eccesso può accelerare la crescita e aumentare la probabilità di sviluppare sovrappeso e obesità. Le proteine animali, da carne e latticini, sono più associate al rischio che le proteine vegetali.
È più probabile che diventino obesi i bambini allattati con latte artificiale, più ricco di proteine, che con latte di mamma. Più è lungo l’allattamento materno, anzi, più basso è il rischio di obesità infantile.
Una quindicina di studi indicano che più elevato è il consumo di proteine, soprattutto animali, nei primi 2-3 anni di vita, più alto è il rischio di un eccesso di peso negli anni successivi dell’infanzia (da 4 a 10 anni).
Su otto studi che hanno considerato la fonte delle proteine 4 hanno riscontrato un maggior effetto delle proteine animali, mentre nessuno ha riscontrato un eccesso di peso associato al consumo di proteine vegetali. Si ipotizza che la ricchezza di aminoacidi, in particolare dei cosiddetti aminoacidi ramificati, di cui sono ricchi in particolare i latticini e il bianco d’uovo, aumenti l’insulina e l’IGF-1, fattori anabolici che promuovono la crescita e il deposito di grasso nel tessuto adiposo.
Uno studio su mille bambini ha riscontrato una significativa associazione fra consumo di aminoacidi ramificati e sovrappeso. Gli aminoacidi ramificati sono quelli utilizzati dagli sportivi per aumentare la massa muscolare, ma se non si fa attività fisica intensa favoriscono il diabete e l’insulinoresistenza.
In troppe mense scolastiche l’offerta di proteine è ancora eccessiva: se i bambini mangiassero a pranzo tutto quello che gli diamo in mensa in base alle linee di indirizzo ministeriali avrebbero già coperto il fabbisogno proteico di tutta la giornata.
Se un cibo fa bene, mangiarne tanto non fa mai bene.