Pranayama letteralmente è composto da prana, il soffio vitale e ayama l’espansione del soffio dentro di noi. Quindi l’atto del respirare è portare l’energia vitale al nostro interno con la possibilità di modularla ed espanderla.
Nello yoga il respiro ha un ruolo assolutamente fondamentale. Quando eseguiamo le posizioni fisiche, asana, portiamo l’attenzione al respiro affinché armonizzi e accompagni il movimento.
Il respiro è strettamente correlato al nostro aspetto biochimico e sappiamo come una buona respirazione aiuti l’ossigenazione del sangue e sia correlata anche al sistema nervoso centrale. Una respirazione attivante stimola il sistema nervoso simpatico, mentre una respirazione calmante o equilibrante va a stimolare il sistema nervoso parasimpatico.
Nella vasta gamma delle tecniche di pranayama possiamo quindi avere a disposizione strumenti utilissimi nell’affrontare la vita quotidiana.
Quando al mattino ci alziamo e facciamo un po’ di fatica ad attivare la nostra mente, oppure quando dobbiamo affrontare situazioni tipo esami da sostenere, oppure dobbiamo essere molto performanti sul piano della lucidità mentale, il pranayama Kapalabhati è un aiuto incredibile.
Nella lingua sanscrita Kapalabhati significa cranio lucente. È una respirazione molto attivante dove viene invertita la normale fisiologia della respirazione, l’espiro è attivo, forte e veloce e l’inspiro avviene passivamente. Questa modalità aumenta molto l’ossigenazione del cervello, da qui il suo nome, ed è considerata “la caffeina dei pranayama” per la sua caratteristica di rendere la nostra mente sveglia e presente. Questa respirazione ha però delle controindicazioni: non è consigliata a persone con problemi cardiaci, pressione alta, glaucoma e altre situazioni ancora. Da questo esempio possiamo subito intuire che le pratiche sottili come il pranayama non siano adatte al “fai da te” ma devono essere seguite da un insegnante con esperienza.
Il respiro: il ponte fra il corpo e la mente
L’osservazione del respiro può farci capire subito quali sono le emozioni che attraversano una persona. Quando siamo attraversati da emozioni di paura o rabbia il nostro respiro è più corto e superficiale, vediamo che si muove solo l’area del torace. Il diaframma si blocca e di conseguenza l’area dell’addome non viene coinvolta. È molto interessante vedere come le nostre emozioni vanno a modificare il ritmo del respiro; possiamo osservarci durante il pianto, la rabbia oppure la paura e vedremo come il blocco del diaframma rende il respiro molto superficiale.
Come calmare la mente
Ci sono tecniche che hanno il loro focus nel controllo della lunghezza dei nostri atti respiratori e permettono quindi una maggiore ossigenazione e calmano la nostra mente. A volte anche solo tre respiri fatti in totale consapevolezza possono cambiare la nostra energia e ci fanno uscire dal meccanismo stimolo risposta. La risposta quindi non sarà reattiva, ma parte da un nostro spazio di maggiore centratura.
Respirazione yogica completa
È una respirazione che porta molta consapevolezza dello svuotamento durante l’espiro, partendo dalla parte bassa dell’addome, la parte toracica e infine la parte clavicolare, cercando di svuotare al massimo i polmoni e durante l’inspiro riempiamo in senso inverso. Questa respirazione porta una maggiore elasticità e capacità di espansione polmonare, è quindi molto adatta anche per le persone anziane con una ridotta capacità respiratoria.
Le tecniche del pranayama sono davvero molte ed ognuna porta una caratteristica molto specifica, come abbiamo già detto, possono portare attivazione, calma e riequilibrio nel nostro sistema.
Possiamo quindi dire che la possibilità di rendere il nostro respiro, un atto involontario, un atto che può essere controllato, ci conferisce un grande potere e responsabilità allo stesso tempo. Non ho parlato delle varie tecniche respiratorie perché data la loro incisività è davvero auspicabile che siano fatte alla presenza di un insegnante che possa verificare che siano eseguite correttamente.
Possiamo dire in senso più generale che la qualità del respiro dovrebbe essere calma, profonda, fatta dal naso, silenziosa, senza sussulti ma scorrere come un filo d’olio. Ci sono alcuni pranayama che invece sono fatti attraverso la bocca e con emissione di suoni e richiedono spiegazioni altre.
Inspiro che dà vita
Il nostro respiro è questo “miracolo” che ci permette di sentirci vivi ed ha la capacità di farci sperimentare la relazione fra interno ed esterno. Di sperimentare la reciprocità dove ci predisponiamo ad accogliere l’aria, il prana, l’energia dall’esterno e restituiamo l’aria carica delle nostre informazioni personali. È il primo gesto di relazione. Nasciamo con un inspiro e lasciamo questa dimensione con un espiro e la nostra vita scorre nel mezzo.
Appena ci sarà possibile sdraiamoci su un prato o semplicemente in un angolo della nostra casa. Portiamo una mano sul cuore e l’altra sull’addome e semplicemente osserviamo, ascoltiamo permettiamoci di fermarci e di stare…e sentiremo il respiro della vita che scorre e riempie il cuore di gratitudine.