Stop allo stigma sull’obesità

L'obesità non è una scelta, né una semplice mancanza di volontà. È una malattia cronica, complessa, riconosciuta dall'OMS dal 1997, influenzata da fattori genetici, ambientali, psicologici e sociali.

Sembrerà paradossale ma, ancora oggi, alla fine del 2024, il pregiudizio del personale sanitario supporta ancora il desueto concetto di associare l’obesità ad un’etichetta. 

Molti medici e personale sanitario ritengono sia una mancanza di forza di volontà, un eccesso di pigrizia, un abuso di gola e una questione di inerzia. 

Cosa si intende quando si parla di obesità

L’obesità è una malattia cronica, definita tale dall’ Organizzazione mondiale della Sanità nel 1997. Secondo i dati OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in Francia il 17% della popolazione soffre di obesità mentre il 47% della popolazione adulta ha Indice di massa Corporea superiore a 25 Kg/M2.

Non vi sollazzate con l’idea che i cugini d’Oltralpe riempiano i loro piatti di burro e camembert perché, se è vero che il tasso di obesità in Italia (sempre secondo OCSE) è del 10%, la popolazione adulta in sovrappeso è del 46%. 

In ambedue i casi si tratta di una percentuale in continuo aumento. 

Conoscere e capire la malattia diventa dunque primordiale per dirigere al meglio le cure e lo sforzo energetico immane di arginare l’epidemia. 

L’eziopatogenesi dell’obesità comprende dei fattori genetici, psicologici, comportamentali, ambientali e socioculturali. 

Ridurre questa complessità ad un semplice ‘basta mangiare meno e muoversi di più’ è bigottismo medicale. 

Mettersi nei panni degli altri

Durante una recente formazione che ho seguito per spiegare l’obesità al personale medico, io ed altri colleghi, ci siamo addentrati nel ruolo di un paziente obeso. Per essere più convincenti nella nostra attitudine e fondare i discorsi su delle pseudo-esperienze, abbiamo trascorso un pomeriggio indossando travestimenti che simulavano persone in stato di obesità di 200kg. 

L’esperienza è stata rivelatrice ed ha permesso, seppur per qualche ora, di immergersi nelle difficoltà di una persona obesa. 

Dallo sforzo fisico agli sguardi carichi di pregiudizio, abbiamo compreso un po’ meglio il calvario di una persona obesa. 

Se a queste difficoltà aggiungiamo anche il giudizio impietoso di un medico che, qualsiasi sia il problema, non fa altro che imputare la causa di ogni male al peso, non vedo come questi pazienti possano uscire dalla loro condizione. 

La mancata alleanza terapeutica induce il paziente in stato di obesità a cercare, quando va bene, un altro medico (nomadismo medicale), quando va male ad evitare di andarci inducendo un ritardo nella prevenzione e nella cura delle malattie correlate. 

Con questo obiettivo mi permetto di diffondere (traduzione personale) lo Statement del gruppo Joint international consensus statement for ending stigma of obesity per porre fine allo stigma nell’obesità (1)

Riconosciamo che:

Gli individui affetti da sovrappeso e obesità affrontano una forma pervasiva di stigma sociale basata sul presupposto solitamente non provato che il loro peso corporeo derivi principalmente da una mancanza di autodisciplina e responsabilità personale.

Tale rappresentazione è incoerente con le attuali prove scientifiche che dimostrano che la regolazione del peso corporeo non è interamente sotto il controllo volontario e che i fattori biologici, genetici e ambientali contribuiscono in modo critico all’obesità.

Il pregiudizio e lo stigma sul peso possono causare discriminazione e minare i diritti umani, i diritti sociali e la salute degli individui colpiti.

Lo stigma e la discriminazione sul peso non possono essere tollerati nelle società moderne.

Condanniamo:

L’uso di linguaggio, immagini, atteggiamenti, politiche e discriminazioni basate sul peso stigmatizzanti, ovunque si verifichino.

Ci impegniamo a:

Trattare gli individui con sovrappeso e obesità con dignità e rispetto. Astenersi dall’utilizzare linguaggio, immagini e narrazioni stereotipate che descrivono ingiustamente e in modo impreciso gli individui sovrappeso e obesi come pigri, golosi e privi di forza di volontà o autodisciplina.

Incoraggiare e supportare iniziative educative volte a sradicare il pregiudizio del peso attraverso la diffusione delle attuali conoscenze sull’obesità e sulla regolazione del peso corporeo.

Incoraggiare e supportare iniziative volte a prevenire la discriminazione del peso nei luoghi di lavoro, nell’istruzione e negli ambienti sanitari.

Che tu sia o no un professionista della salute, come essere umano, come amico, vicino o compagno, fai la tua parte. 

Lascia stare il giudizio, utilizza la compassione e l’empatia. 

Siamo tutti essere umani, con problemi, sofferenze e una storia alle spalle che non è scritta in fronte.

 

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(1) F. Rubino et al Joint international consensus statement for ending stigma of obesity

Nature 2020