Stili di vita e decadimento cognitivo

Si stima che almeno un terzo dei casi di malattia di Alzheimer siano attribuibili a 7 fattori modificabili: obesità, ipertensione arteriosa, diabete, vita sedentaria, fumo di sigaretta, depressione e basso livello di educazione. I risultati di un grosso studio clinico randomizzato pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista “The Lancet” dimostrano come un intervento multidimensionale, volto a (1) migliorare la qualità della dieta (aumentato consumo di verdure, frutta, cereali integrali e pesce), (2) ad aumentare l’attività fisica (esercizi aerobici 2-5 volte alla settimana, potenziamento forza muscolare 1-3 volte alla settimana, esercizi posturali per migliorare l’equilibrio), e (3) ad esercitare la mente (esercizi per migliorare la memoria, la velocità di processamento dei dati, ed altre attività sociali), sia in grado di migliorare o mantenere le funzioni cognitive anche se iniziato in tarda età (60–77 anni) in persone ad alto rischio di demenza. Gli investigatori hanno notato che nei volontari del gruppo di intervento c’è stato un significativo miglioramento delle funzioni cognitive in generale, ed in particolare delle funzioni esecutive e della velocità di elaborazione dei dati, ed una riduzione del rischio di declino cognitivo.

Questo studio dimostra chiaramente l’importanza degli stili di vita nel mantenimento delle funzioni cognitive, e suggerisce che degli interventi nutrizionali e di esercizio fisico e cognitivo/meditativo più mirati possano preservare la salute del nostro cervello, soprattutto se iniziati in giovane età.

Ngandu T et al. (2015) A 2 year multidomain intervention of diet, exercise, cognitive training, and vascular risk monitoring versus control to prevent cognitive decline in at-risk elderly people (FINGER): a randomized controlled trial. Lancet. 385(9984):2255-63.