Saltare la cena?

Da più di 100 anni sappiamo che se agli animali diamo poco da mangiare – 20-30% in meno di quello che mangerebbero se avessero disponibilità illimitata di cibo –  vivono di più e si ammalano meno di cancro e di altre malattie degenerative. Il primo studio è stato pubblicato nel 1909 e 100 anni dopo, nel 2009, è stato pubblicato il primo studio sulle scimmie, che ha confermato che anche le scimmie dimezzano il loro rischio di ammalarsi di cancro se sottoposte a restrizione calorica. Converrebbe anche a noi mangiare meno, dunque, ma sappiamo che è difficile in questa società dell’abbondanza, dove il cibo è sempre disponibile.  Studi sperimentali più recenti, su roditori, hanno mostrato che il digiuno intermittente, cioè  periodi di digiuno  o di marcata restrizione calorica (50% in meno) alternati a periodi di dieta ad libitum, riducono l’incidenza dei tumori, ad esempio dei tumori della mammella, ancor più che una restrizione calorica costante (ad esempio 25% in meno). Sempre in esperimenti animali si è anche osservato che il digiuno intermittente, ad es. due giorni non consecutivi alla settimana,  è associato a una ridotta crescita dei tumori, ad esempio della prostata e del fegato, ma non tutti gli studi hanno confermato questi risultati. Recentemente si è dimostrato che se gli animali con tumore sono messi a digiuno 48 ore prima della chemioterapia, il giorno stesso e il giorno dopo del trattamento, la chemioterapia è molto più efficace nel controllare la crescita tumorale. La ragione, verosimilmente, è che mettendoci a digiuno riduciamo marcatamente la glicemia, la concentrazione di fattori di crescita, e lo stato infiammatorio, tre fattori che cooperano nella stimolazione della proliferazione delle cellule tumorali. Le cellule tumorali sono in stress metabolico e più suscettibili al veleno della chemioterapia.

E nell’uomo? Più studi clinici sono in corso ma non ci sono ancora risultati sull’effetto del digiuno sulla prognosi.  Ci sono però studi che indicano che chi ha la glicemia più alta, pur all’interno dell’intervallo di normalità, si ammala di più e, se ammalatosi, ha più frequentemente recidive. Lo stesso vale per lo stato infiammatorio e per i fattori di crescita (Vedi il documento sulla dieta adiuvante le terapie oncologiche nella sezione riservata ai soci de LaGrandeVia). È interessante, comunque, che molti  pazienti che hanno deciso di digiunare in occasione della chemioterapia hanno testimoniato che non hanno avuto i disturbi gastrointestinali (nausea, vomito e diarrea ) altrimenti frequenti durante il trattamento (verosimilmente perché con il digiuno le cellule di rivestimento della mucosa del tubo digerente, che normalmente proliferano molto vivacemente, smettono di moltiplicarsi e non sono più bersaglio del veleno chemioterapico).

Uno studio recente su 2413 donne operate per carcinoma mammario suggerisce che, probabilmente, brevi periodi di digiuno siano efficaci anche nell’uomo (Marinac CR et al. 2016 JAMA Oncology 2:1049). Queste pazienti compilavano periodicamente diari alimentari in cui registravano anche l’ora in cui consumavano pasti e spuntini. Mediamente passavano 12,5 ore fra l’ultimo pasto della sera e il primo del mattino. Nel corso di 7,3 anni di sorveglianza 390 donne hanno avuto una recidiva della malattia o un nuovo tumore mammario.   L’incidenza  di questi nuovi eventi è stata significativamente più alta (36% in più) nelle donne il cui intervallo di digiuno notturno era inferiore a 13 ore rispetto a quelle con intervallo superiore, a parità di altri fattori che influenzano la prognosi (età, gruppo etnico, grado di istruzione, concomitanza di altre malattie, stadio del tumore alla diagnosi, grado di malignità, terapie effettuate, stato menopausale, consumo calorico totale). E’ interessante che le donne che rimanevano senza mangiare per meno di 13 ore avevano più alti livelli ematici di emoglobina glicata (un indice di esposizione media al glucosio nel volgere di tre mesi), un’ulteriore ragione per consigliare di tener bassa la glicemia ai malati di cancro.

Pare ragionevole, anche se non ci sono ancora risultati delle sperimentazioni sull’uomo, consigliare ai malati di cancro che non siano denutriti brevi periodi di digiuno, ad esempio saltare la cena, o mangiare solo una piccola porzione di verdure non amidacee condite con poco olio extravergine di oliva.

(FB Ottobre 2016)