Microbiota intestinale e cancro alla mammella

I dati di un recente studio casi-controlli pubblicati sulla prestigiosa rivista“The Journal of the National Cancer Institute” suggeriscono che la composizione della flora intestinale che vive nel nostro intestino (il cosiddetto microbiota intestinale) sia in grado di influenzare il rischio di sviluppare il cancro alla mammella, indipendentemente dai livelli di estrogeni circolanti (Goedert JJ et al., JNCI 2015). Infatti, in questo studio le donne in post-menopausa con una diagnosi recente di carcinoma mammario avevano un microbiota intestinale che conteneva meno specie batteriche di quello di simili donne senza cancro al seno. Inoltre, le donne con cancro al seno avevano concentrazioni più elevate di batteri del genere Clostridiaceae, Faecalibacterium, e Ruminococcaceae, e livelli più bassi di Dorea e Lachnospiraceae.

Dati generati da studi sperimentali e clinici dimostrano che il tipo di cibo che mangiamo influenza velocemente e drasticamente il microbiota (Muegge et al., Science 2011), ed il consumo  di una dieta occidentale ne riduce la biodiversità (Rampelli S et al., Curr Biol 2015). Questi microrganismi svolgono un ruolo importante nel trasformare i cibi che consumiamo giornalmente, e alcuni dei metaboliti prodotti dalle digestione microbica di alcuni cibi svolgono un ruolo chiave nel regolare il metabolismo, i livelli d’infiammazione, e la nostra salute (Clemente JC et al., Cell 2012; Thorburn AN et al., Immunity 2014).

Questo studio suggerisce che la qualità e la diversità dei cibi che consumiamo, modificando e diversificando i tipi di batteri che vivono nel nostro intestino, influenzano il rischio di sviluppare cancro mammario. E’ quindi importante diversificare la nostra dieta consumando settimanalmente una vasta gamma e varietà di verdure, cereali integrali, legumi, semi, noci e frutta.

L’esagerazione del consumo di antibiotici delle nostre popolazioni è da tempo sospettata di aumentare il rischio di cancro mammario. Non tutti gli studi sono coerenti ma gli studi migliori suggeriscono un rischio crescente con la durata dei trattamenti fino a raddoppiare per trattamenti dell’ordine di 500 giorni  (Velicer CM et al. JAMA 2004).

Goedert JJ, Jones G, Hua X, Xu X, Yu G, Flores R, Falk RT, Gail MH, Shi J, Ravel J, Feigelson HS. Investigation of the association between the fecal microbiota and breast cancer in postmenopausal women: a population-based case-control pilot study. J Natl Cancer Inst. 2015 Jun 1;107(8).

Clemente JC, Ursell LK, Parfrey LW, Knight R. The impact of the gut microbiota on human health: an integrative view. Cell. 2012; 148:1258-70.

Thorburn AN, Macia L, Mackay CR. Diet, metabolites, and “western-lifestyle” inflammatory diseases. Immunity. 2014;40, 833-42.

Rampelli S, Schnorr SL, Consolandi C, Turroni S, Severgnini M, Peano C, Brigidi P, Crittenden AN, Henry AG, Candela M. Metagenome Sequencing of the Hadza Hunter-Gatherer Gut Microbiota. Curr Biol. 2015 Jun 29;25(13):1682-93.

Muegge, B.D., Kuczynski, J., Knights, D., Clemente, J.C., González, A., Fontana, L., Henrissat, B., Knight, R., Gordon, J.I. (2011). Diet drives convergence in gut microbiome functions across mammalian phylogeny and within humans. Science. 332, 970-4.

Velicer CM, Heckbert SR, Lampe JW, Potter JD, Robertson CA, Taplin SH. Antibiotic use in relation to the risk of breast cancer. JAMA. 2004;291:827–35.