Latticini e tumori

Il Codice Europeo Contro il Cancro (ECAC www.cancer-code-europe.iarc.fr) non contiene alcuna raccomandazione sul consumo di latticini, perché gli studi disponibili sulla loro relazione con i tumori danno un quadro complesso che non permette di dare raccomandazioni generali, valide per tutta la popolazione. Alcune analisi recenti dell’insieme degli studi epidemiologici, che non erano disponibili al momento della redazione dell’ECAC, aiutano a fare il punto su latticini e cancro.
Una revisione sistematica di tutti gli studi prospettici che hanno analizzato l’associazione del consumo di latticini con la successiva incidenza di cancro della prostata (Aune D 2015 Am J Clin Nutr101:87) conclude che un consumo elevato aumenta il rischio di ammalarsi: del 3% per 200 grammi al giorno di latte intero, del 6% per 200 g di latte scremato e del 9% per 50 g al giorno di formaggio.
Gli studi prospettici sul consumo di latticini e cancro dell’intestino, al contrario, riscontrano generalmente un effetto protettivo, più chiaro per il latte che per i formaggi (Aune D 2012 Ann Oncol 23:37; Ralston RA 2014 Crit Rew Food Sci Nutr 54:1167); più studi, infatti, non hanno riscontrato alcuna protezione da formaggi. Lo studio EPIC, con 4500 casi incidenti su quasi 500.000 persone seguite per 11 anni, riscontra che 200 g di latte al giorno riducono il rischio del 7-10%, senza differenze fra latte intero e scremato (Murphy N 2013 PLoS One 8:e72715). Una analisi recente di tutti gli studi epidemiologici da parte dell’Università di Harvard chiarisce che la protezione è dovuta all’apporto di calcio: il rischio diminuisce dell’8-9% ogni 300 mg al giorno di calcio, sia che provenga dalla dieta sia che provenga da integratori alimentari (Keum N 2014 Int J Cancer 135:1940). Il calcio riduce verosimilmente il rischio di cancro intestinale attraverso vari meccanismi, fra cui l’inibizione della sintesi di nitrosamine indotta dall’azione ossidante del ferro-eme in chi ha una dieta ricca di carni rosse (Pierre F 2008 Br J Nutr 99:1000; 2013 Am J Clin Nutr 98:1255), l’inibizione dell’azione mutagena e proliferativa degli acidi biliari in chi ha una dieta ricca di grassi (Bernstein H 2005 Mutat Res 589:47). Lo yogurt contribuisce verosimilmente alla protezione con l’apporto di probiotici (Pala V 2011 Int J Cancer 129:2712).
Le revisioni sistematiche e le analisi congiunte degli studi prospettici su latticini e cancro dello stomaco (Tian SB 2014 PLoS One 9: e101728), del pancreas (Genkinger JM 2014 Ann Oncol 25:1106) della vescica (Li F 2011 Urology 78:1298) e della mammella (Missmer SA 2002 Int J Epidemiol 31:78) concludono per l’assenza di associazione. È prudente, tuttavia, che le donne ad alto rischio familiare di carcinoma mammario per mutazione dei geni BRCA evitino il consumo di latte (Pasanisi P 2011 Familial Cancer 10:521).
Pochi studi hanno analizzato il ruolo dei latticini nella prognosi dei tumori. Uno studio su pazienti operati per cancro del colon ha segnalato una prognosi significativamente peggiore per chi ha uno stile alimentare “occidentale”, caratterizzato da un elevato consumo di formaggi, carni e dolciumi (Meyerhardt JA 2007 JAMA 298:754). Due studi hanno suggerito che il consumo di latte può aumentare il rischio di recidive nelle donne con cancro della mammella (Kroenke C 2013 J Natl Cancer Inst 105:16) e rispettivamente negli uomini con cancro della prostata (Pettersson A 2012 Cancer Epidemiol Biomarkers Prev 21:428). È possibile che questi rischi siano dovuti al fatto che il latte, essendo un alimento per far crescere, fa aumentare la concentrazione plasmatica di fattori che stimolano la proliferazione cellulare (IGF-1). Il latte di oggi, inoltre, poiché le vacche sono munte durante tutta la gravidanza, è particolarmente ricco di estrogeni.
Molti medici ancor oggi consigliano di consumare latticini per la salute delle ossa. In realtà nessuno studio ha mai documentato una benché minima utilità dei latticini per ridurre il rischio di fratture. Lo studio EPIC, che segue 500.000 persone in Europa ha riscontrato che il rischio di frattura dell’anca cresce linearmente con il consumo di carne, diminuisce con il consumo di verdure e non cambia con il consumo di latte e di formaggi (Benetou V 2013 Osteoporos Int 24:1587). Per un approfondimento si vedano i capitoli sul latte e sull’osteoporosi in Berrino F 2015 Il Cibo dell’Uomo, Franco Angeli.