La restrizione calorica senza malnutrizione

La restrizione calorica senza malnutrizione riduce la mortalità nelle scimmie del genere Macaco Rhesus.

Colman et al., 2014 Nature Communication 5:3557.

I risultati di questo studio sono molto importanti perchè dimostrano per la prima volta che anche nei primati non umani del genere Macaco Rhesus, che condividono con l’uomo il 90% circa del DNA, la nutrizione gioca un ruolo primario nel promuovere salute e longevità. I dati di questo costosissimo studio americano dimostrano che gli effetti della restrizione calorica senza carenze vitaminiche sono conservati anche nei primati. La mortalità totale nelle scimmie sottoposte ad una riduzione del 30% dell’introito calorico è risultato essere significativamente più basso che nelle scimmie che avevano libero accesso al cibo (regressione COX P=0.037; rischio relativo 1.78; 95% I.C: 1.04–3.04); il tasso di mortalità è stato di 1.8 volte più basso nelle scimmie in restrizione calorica che in quelle alimentate “ad-libitum”. Non solo le scimmie in restrizione calorica sono vissute più a lungo, ma erano anche protette da una serie di gravi e letali patologie croniche. In questo studio una moderata riduzione dell’introito calorico senza malnutrizione ha causato una spettacolare riduzione del 50% del rischio di sviluppare e morire di cancro e malattie cardiovascolari. L’obesità e il diabete mellito sono state completamente prevenute dalla restrizione calorica. I primati in restrizione calorica erano metabolicamente più sani, e protetti dalla sarcopenia (perdita di massa muscolare), presbiacusia (diminuzione dell’udito dovuta all’avanzamento dell’età) e dall’atrofia di alcune importanti aree subcorticali del cervello che controllano le funzioni motorie e ed esecutive (Colman RJ et al. 2009 Science 10;325(5937):201-4; McKiernan SH et al., 2012 Exp Gerontol. 47(3):229-36; Someya S et al. 2010 Curr Aging Sci. 3(1):20-5; Colman RJ et al. 2008 J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 63(6):556-9). Tuttavia, le differenze in sopravvivenza e sviluppo di malattie croniche tra questo studio e quello dell’Istituto Nazionale dell’Invecchiamento (NIA) americano suggeriscono che altri fattori, tra cui la qualità della dieta e la tempistica di assunzione del cibo durante la giornata, indipendentemente dall’introito calorico, giocano un ruolo chiave nel modulare la salute e la longevità (Fontana & Partridge 2015 Cell 161(1):106-118). Più studi sono necessari per capire gli effetti delle interazioni tra introito calorico e composizione della dieta nel modulare le via di segnale metaboliche e molecolari che regolano i processi d’invecchiamento e l’accumulo di danno cellulare e tissutale responsabile dello sviluppo delle più comuni patologie croniche, come il cancro, l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale e la demenza