Per proteggerci dal COVID-19 è bene tener bassa la glicemia

Per proteggerci dal COVID-19 è bene tener bassa la glicemia

 

Abbiamo già parlato dell’importanza di mantenere efficiente il sistema immunitario per proteggerci dalle malattie infettive e dell’importanza del cibo che mangiamo: un’alimentazione ricca di fibre (cereali integrali, legumi, semi oleaginosi, verdure e frutta) e povera di zucchero, farine raffinate, salumi e carni rosse riduce lo stato infiammatorio e nutre i microbi buoni dell’intestino, che allenano il sistema immunitario. Ma c’è un altro meccanismo con cui questo tipo di alimentazione protegge: aiuta a tenere bassa la concentrazione di glucosio nel sangue.

 

È ben dimostrato che il coronavirus SARS-CoV2 infetta gravemente i vecchi (metà dei morti per COVID-19 avevano più di 80 anni), i diabetici (quasi la metà dei morti per COVID-19, giovani o vecchi, erano diabetici), gli obesi, gli ipertesi e i cardiopatici. Le statistiche sull’invecchiamento mostrano che mediamente, a partire dai 30 anni, ogni decennio che passa la glicemia aumenta di circa 3 mg/dL. Gli obesi, gli ipertesi e i cardiopatici, anche se non diabetici, hanno spesso la glicemia elevata. Oltre metà degli obesi, in particolare, hanno la glicemia elevata. [1] È ragionevole ipotizzare, quindi, che la glicemia elevata possa essere il fattore che accomuna chi ha queste patologie associate a un maggior rischio di infezione e di morte.

Dodici studi clinici, di cui nove condotti in Cina, confermano che la glicemia elevata (anche se non a livelli diabetici) è associata a elevata mortalità per COVID-19. La stessa osservazione era stata fatta nelle epidemie causate da due altri coronavirus, il SARS-CoV1 e il MERS: anche una lieve iperglicemia aumentava la mortalità. Uno studio su 158 paesi dove si conosce il consumo medio pro capite degli alimenti ha mostrato che dove si consumano più bevande zuccherate la mortalità per COVID-19 è maggiore. [2]

 

Ma qual è il meccanismo con cui la glicemia elevata aumenta la probabilità di infettarsi e la gravità della malattia? Lo ha chiarito un articolo pubblicato il 28 Luglio 2021 da un gruppo di ricercatori dell’Università di Losanna che hanno affrontato l’enorme massa di studi pubblicati sul virus SARS-CoV2 (240.000 articoli scientifici) con l’aiuto di tecniche di intelligenza artificiale. [3] Perché il virus possa attaccarsi ai recettori sulle nostre cellule (gli ACE-2) le sue proteine spike (le punte della corona del virus) devono essere glicosilate, cioè coniugate con catene di zuccheri che le stabilizzano, e tanto più alta è la glicemia tanto più facile è la glicosilazione. Anche i nostri recettori ACE-2 devono essere glicosilati per legarsi al virus e permettergli di entrare nelle cellule.

Il liquido surfactante che riveste gli alveoli polmonari, dove avvengono gli scambi gassosi, contiene varie sostanze che proteggono dai virus (lectine, lattoferrina, beta-difensina, proteine surfactanti) e contiene pochissimo glucosio (10-12 volte meno concentrato rispetto al plasma). In caso di iperglicemia, però, la concentrazione aumenta e il glucosio compete con il virus per legarsi alle proteine difensive, per cui il virus rimane libero di infettare.

La concentrazione di glucosio aumenta anche se aumenta la permeabilità dell’epitelio che riveste gli alveoli, quando ad esempio viene irritato dal tabacco, dal pm2,5 dell’inquinamento atmosferico, o in caso di bronchite cronica o asma.  È noto che chi fuma, chi vive in aree inquinate e i bronchitici cronici si ammalano di più di COVID-19. Il glucosio, inoltre, riduce la capacità delle cellule dell’infiammazione (i granulociti neutrofili, i macrofagi) di inglobare e distruggere i virus.

Che lo zucchero abbia questo effetto e noto da mezzo secolo. Il glucosio, inoltre, aumenta la viscosità del liquido alveolare e bronchiolare e del muco, quindi inceppa il meccanismo con cui i bronchi si liberano delle sostanze estranee, dei virus e dei batteri (le cellule ciliate che spostano il muco verso l’esterno). Il metabolismo del glucosio in acido lattico, infine, aumenta l’acidità dell’ambiente alveolare, il che attiva le proteasi che permettono al virus di fondersi con le membrane cellulari e far penetrare il suo RNA nelle cellule. In conclusione l’ambiente bronchiolo-alveolare non riesce a difendersi dal virus, che si moltiplica rapidamente causando la morte delle cellule e un’esagerata produzione di citochine infiammatorie, la tempesta citochinica che uccide il paziente.

Per tenere bassa la glicemia è bene evitare zucchero e altri dolcificanti, in particolare le bevande industriali, le patate e le farine raffinate (pane bianco, prodotti da forno e di pasticceria tradizionale), limitare i grassi saturi (salumi, carni rosse, latte, burro, formaggi), che ostacolano il funzionamento dell’insulina, e privilegiare, nell’alimentazione quotidiana, i cereali integrali, con legumi, semi oleaginosi, grassi vegetali e verdure, cibi che hanno un basso indice glicemico. È la stessa alimentazione che previene e cura il diabete.

 

Franco Berrino, 13 Agosto 2021

 


[1] I valori “normali” della glicemia a digiuno stanno fra 70 e 110mg/dL. L’iperglicemia è definita diabete quando supera i 126mg/dL e si accompagna a un’emoglobina glicata superiore a 6,4%.

[2] Abdulah DM, Hassan AB.  Relation of Dietary Factors with Infection and Mortality Rates of COVID-19 across the World. J Nutr Health Aging. 2020;24(9):1011-1018.

[3] Logette E., Markram H et al. A machine-generated view of the role of blood glucose levels in the Severity of COVID-19. Front Public Health 2021