Chi mangia BIO si ammala meno di cancro!

Da anni si discute se e quanto le piccole dosi dei veleni usati nell’agricoltura industriale che residuano nei cibi aumentino il rischio di cancro. Che diserbanti e pesticidi includano sostanze cancerogene per l’uomo è ben stabilito dagli studi sugli agricoltori che li usano, che si ammalano di più di vari tipi di tumori, fra cui linfomi maligni, tumori cerebrali, tumori del polmone e dell’ovaio.
Fino ad oggi un solo studio epidemiologico aveva tentato di valutare se c’è un rischio per il consumatore finale, il Million Women Study, uno studio su un milione di donne partecipanti allo screening mammografico nel Regno Unito a cui era stato somministrato un questionario su tanti aspetti dello stile di vita. Il questionario chiedeva anche, con una sola semplice domanda, se le partecipanti mangiavano cibo biologico abitualmente, qualche volta o mai. Nei nove anni successivi non fu riscontrata alcuna differenza nella frequenza con cui si ammalavano di cancro le poche (7%) donne che avevano risposto “abitualmente” rispetto a quelle che avevano risposto “mai”, con però n’eccezione: le donne che mangiavano bio si erano ammalate significativamente meno (-21%) di linfomi, tumori relativamente rari ma con un rischio più alto negli agricoltori.
Oggi uno studio francese molto più accurato, basato su diari alimentari compilati da 70.000 volontari reclutati attraverso il web (78% donne), mostra invece un effetto significativo, con una riduzione molto significativa, del 25%, in chi ha un’alimentazione prevalentemente bio (Baudry J et al. 2018 Jama Int Med 22 Ottobre). Chi consuma cibi biologici è più ricco e ha uno stile di vita più sano, ma controllando accuratamente per questi fattori di rischio il risultato non cambia. In questo studio si chiedeva se venivano consumati abitualmente, occasionalmente o mai i seguenti 16 alimenti: frutta, verdura, prodotti di soia, latticini, carni, pesce, oli vegetali, cibi pronti, caffè, tè, tisane, vino, biscotti, cioccolato, marmellate, altri. Ogni partecipante, per ciascun cibo riceveva un punteggio pari a 2 se lo consumava sempre bio o quasi e pari a uno se solo qualche volta. In 5 anni 1340 persone si ammalarono di cancro. Fra le persone classificate nel quartile superiore di dieta bio (il 25% con i punteggi più alti) 269 si ammalarono di cancro, mentre nel quartile inferiore se ne ammalarono 360 e nei quartili intermedi 353 e 358. La probabilità che un risultato del genere si verifichi per caso è inferiore a uno su mille. La protezione più forte si registrò per i linfomi: 5 casi nel quartile alto contro 23 nel basso (18 e 16 negli intermedi). Per quasi tutti i tumori si osservò una minore incidenza in chi aveva un punteggio elevato. Per i tumori della mammella, il tumore più frequente nella popolazione studiata, il rischio associato al quartile più alto era solo due terzi di quello del più basso (66%), mentre il rischio delle donne dei quartili intermedi era tre quarti (75%). Lo studio è stato condotto molto bene, da ricercatori di grande competenza, e i risultati sono molto affidabili.
Oggi abbiamo una solida prova scientifica che l’agricoltura chimica è cancerogena e deve essere sostituita da un’agricoltura che rispetti la salute della terra e dell’uomo.